Le pappardelle col lepre

pappardelle lepre

Nuovo appuntamento nell’angolo culinario della Repubblica Popolare Marsciano Nord.

Dopo la torta di pasqua, la braciola di prosciutto al pimento, le lumache, l’oca arrosto e l’istrice, i cuochi della Repubblica vi propongono uno dei piatti fondamentali per un pranzo da leggenda.

Da bravi comunisti volevamo presentarvi la ricetta di bambino bollito, quella denunciata anche dal nano massone, ma purtroppo le macellerie della RPMN li avevano terminati.

Dunque abbiamo ripiegato sulla ricetta delle Pappardelle al sugo di lepre.

Trovandomi per cause fortuite un leprotto da 2,8 kg (pulito) in frigo, decido che è ora di farne un pò. La dose sarebbe circa 100 g. a testa, ma in questa occasione decido di esagerare… 1 kilo per 6 persone.

Per iniziare preparate un trito fino fino, ma molto fino, con: un paio di carote, cipolla, sedano e pancetta.

Finito!? Allora ritritatelo ancora perchè deve essere una pappetta.

Dopo averlo soffritto in olio fino a farlo indorare, aggiungete i bei pezzetti di leprotto, la materia principe del piatto, due foglie di alloro e una spizzicata di timo. Salate e pepate ad oltranza!

Fate prendere colore alla carne, quindi aggiungete una spruzzata di farina e un bicchiere di vino rosso. Fate “sfumare” fino a che il vino e liquidi non si sono asciugati.

A questo punto aggiungete il pomodoro – una tazza ogni 400 g. di carne, e un paio di mestoli d’acqua. Fate bollire piano per un’ora e mezza. Aggiungete acqua se necessario.

A lepre cotta togliere i pezzi dal fuoco e tritate la carne non troppo fina. Rimettete nel sugo e cuocere per altri 10 minuti. Ecco… il più è fatto.

Ora potete anche cuocere la pasta. Come già suggerito nel titolo, procuratevi le pappardelle, delle tagliatelle molto larghe. Meglio se fatte in casa. Condire senza risparmio con sugo e carne.

Il vino da abbinare è senz’altro un rosso strutturato, vista la presenza di ciccia selvaggia. Servono tannini e corposità accentuate vista l’untuosità e la sapidità del piatto. A voi la scelta… ci può star bene un bel Barolo, meglio se abbastanza giovane; un Chiavennasca del quartetto valtellinese, un Amarone… ma per rimanere dalle nostre si può stappare un Sagrantino o anche un uvaggio tipico delle nostre (San Giovese, canaiolo, ciliegiolo) purchè strutturato.

Per facilitare il pasto e la digestione non dimenticate di aprire la ratta dei calzoni.

Buon Appetito!

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8 Risposte to “Le pappardelle col lepre”

  1. Mauro Maccioni Says:

    Bone…

  2. cristian mattioli Says:

    ma ‘lepre de 2 kili e 8 pulito è ‘ncrociato col vitello?

  3. Era na bbestia Cristian. Si è praticamente suicidata poraccia. Con le pelli sono stati fabbricati i colbacchi dell’Armata Rossa della RPMN… il Soviet Supremo vi farà sapere quando ci sarà il 2° round pappatorio

  4. […] è stata riconosciuta specie benemerita alla Rivoluzione. Ben noti ed apprezzati sono i suoi estremi sacrifici per sfamare le guardie rosse della RPMN sotto forma di […]

  5. Bè, a parte gli scherzi, non ho mai capito come mai la gente di sinistra, così impegnata nel difendere i diritti dell’ambiente, delle persone, sopratutto di quelle più deboli, non si renda conto della violenza ingiustificata che ogni giorno viene compiuta sugli animali che finiscono nelle (vostre) tavole.

    Io sono contro lo sfruttamento degli uomini contro gli altri uomini, sono di sinistra, ma ho capito da tempo che anche nei confronto degli altri esseri senzienti bisogna smettere di fare cose che non vogliamo siano fatte a noi.

    Per chi avesse voglia di approfondire, c’è un articolo interessante: può un non vegetariano dirsi comunista?

    http://www.oltrelaspecie.org/comunismo.htm

    Ciao,

    M.

    • Ciao Marcello,
      l’articolo che segnali è veramente interessante e invita a numerose riflessioni e considerazioni sul funzionamento del nostro sistema alimentare e sui nostri stili alimentari (per meglio dire quelli di noi paesi occidentali “evoluti e sviluppati”); e soprattutto su come “essere comunista” passa anche attraverso un consumo critico e consapevole.

      Dall’avvio della società di massa, continuando fino alla nostra società dei consumi, gli animali, in special modo quelli da allevamento per scopi alimentari e non, sono stati considerati come cose e merci piuttosto che esseri viventi al pari dell’animale uomo. Allo stesso modo in cui viene considerato cosa e merce il lavoro umano nella società capitalista.
      Ingiustificabili sono le condizioni di vita e trattamenti di un allevamento intensivo o macello, dove si scavalcano sofferenze e patimenti degli animali in nome di uno spicciolo in più di profitto.
      Una persona che oggi voglia definirsi comunista non può non prendere atto di questo.

      Premesso questo, bisogna però ricordarsi che l’animale uomo, come i primati più vicini a noi (scimpanzé e bonobo), è onnivoro. La natura, durante la nostra evoluzione, ci ha portato, come gli scimpanzé ed altri animali principalmente vegetariani, ad essere onnivori ed integrare la dieta con carne. Il consumo di carne in sé non fa di un animale uno stronzo.
      Questa considerazione sicuramente non giustifica l’abnorme ed irrazionale consumo procapite di carne di noi paesi occidentali, con i suoi risvolti profondamente negativi per tutte le specie viventi e per il pianeta.

      Personalmente, da buon campagnolo, allevo i miei polli che crescono liberi all’aperto per 4 mesi (contro un mese dei poveri polli d’allevamento imbottiti di farmaci e ormoni). Quando arriva il momento di macellarli, provvedo io stesso ad ucciderli nella maniera più rapida ed indolore possibile. Per quanto morire possa essere indolore.
      Sul concetto di dolore bisognerebbe poi considerare che tutti gli esseri viventi, non solo quelli del mondo animale, possono provarlo, tra cui anche i vegetali. E’ stato provato che quando una pianta viene mutilata, questa a suo modo “soffre”. Un tipo di sofferenza che noi, da appartenenti ad un altro regno, non possiamo comprendere, ma pur sempre di sofferenza si tratta. Mentre riusciamo bene a comprendere ed immedesimarci nel dolore fisico mostrato da un altro animale, perchè simile al nostro.
      Inoltre, visto che anche la moderna “agricoltura intensiva” sta compromettendo allo stesso modo la salute nostra e del pianeta, l’essere completamente vegetariani non metterebbe comunque al riparo da critiche la nostra condotta.

      Per quanto mi riguarda non mi sento uno stronzo mangiando un mio polletto… come del pari non considero stronzi animali predatori come un leone, una tigre o squalo bianco che possono considerare me e qualsiasi altro uomo una risorsa alimentare.
      Quello che voglio dire è che secondo me non è da condannare tanto il consumo di carne in sé, ma come questo si è trasformato nella nostra illogica società dei consumi.

  6. Mah, sai, non è questione di essere stronzi o meno, è una questione soprattutto culturale, tradizionale, e di informazione. Una volta le persone che avevano gli schiavi non erano tutte stronze, ma probabilmente anche vittime di un sistema che considerava normale e lecito avere un uomo al proprio servizio.

    Tu scrivi giustamente che l’uomo è onnivoro, ma questo non vuol dire che deve mangiare di tutto, ma che può mangiare di tutto. Ecco perché io mi permetto di non mangiare carne e pesce dall’ormai lontano 1994 e stare benissimo in salute, mentre un animale carnivoro, lui no, non ne può fare a meno.

    Considera che gente come Veronesi, Margherita Hack e altri ancora, sono anch’essi vegetariani, e penso che ne sappiano qualcosa di scienza ed evoluzione.

    Sicuramente il tuo modo di allevare è tutt’altra cosa rispetto ai devastanti lager destinati agli animali che esistono in tutto il mondo. Ma poi alla fine il risultato è sempre quello: di morte per causa nostra si tratta. Io penso che si possa tranquillamente vivere, e bene, anche evitando questa cosa.

    Quello che dici tu a proposito delle piante è vero soltanto in parte. Le piante non hanno un sistema nervoso centrale, come abbiamo noi del regno animale, e quindi non hanno nulla che possa provocare dolore o sofferenza. Quando si parla di sofferenza di una pianta, magari perché non ha l’acqua, è soltanto una questione chimica, senza risvolti emozionali. Ecco perché le piante non sono esseri senzienti come noi.

    Ciò non vuol dire però che ne possiamo abusare e maltrattare a nostro piaciemento: anche il regno vegetale ha bisogno di cura e rispetto. Però, francamente, tra parcheggiare l’auto sopra un prato oppure sopra un gruppo di agnelli, io sono sicuro che se tu potessi scegliere, sceglieresti tranquillamente la prima opzione, e questo qualcosa vorrà dire…

    Comunque non era mia intenzione farti una predica, ma soltanto porre una questione a mio parere troppo spesso dimenticata, soprattutto da parte di quei settori – chiamiamola ancora sinistra – che hanno a cuore il rispetto dell’individuo, la libertà, il diritto all’esistenza, e via discorrendo.

    Al circolo legambiente di Amelia ogni quindici giorni c’è una cena vegetariana o vegan. La prossima sarà sabato 24 aprile. Si spendono dodici euro, si mangia bene, si sta in compagnia, e si parla di cose interessanti. Se ti capita di venire da queste parti, magari facciamo una chiacchierata insieme (anche sui biodigestori…) 🙂

    M.

    • Sicuramente ci troviamo d’accordo sul fatto che la dieta occidentale è in misura abnorme sbilanciata sul consumo di carne, che andrebbe se non azzerato almeno ridotto e integrato con altri alimenti meno “impattanti” e
      ottenuti con sistemi produttivi sostenibili.
      Una Rivoluzione con la R maiuscola, oltre ad interessare altri ambiti sociali, dovrebbe senz’altro toccare anche il grande tema del sistema alimentare mondiale e tutta la disuguaglianza e sfruttamento che si porta dietro.

      Le problematiche legate ai Biodigestori, uno dei temi più caldi di questo blog 😆 , sono proprio legate alle disfunzioni di questi sistemi.
      Per l’invito ti ringraziamo e vedremo di organizzare una spedizione dalle ribelli terre del Nord di Marsciano.

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